Per la politica la fase delle elezioni è il momento per fare i conti con se stessa e con i suoi attuali limiti, ma il problema della disparità di genere in questo settore non si può risolvere in due mesi. La politica ha bisogno di uomini e donne di valore; se oggi gli uomini sono di più, significa che bisogna partire da questi numeri e iniziare a costruire. Siamo tutti d’accordo che le donne devono avere lo stesso spazio degli uomini, in politica come altrove, ma questo pensiero comune e queste buone intenzioni poi come si concretizzano?
A Genova, dato emerso dalla Commissione Pari Opportunità della Regione Liguria, nel 2021, 498 donne si sono dimesse dal lavoro, a fronte di 160 uomini. Di queste, 195 hanno dato le dimissioni a causa dell’impossibilità di gestire i figli. Finché ci sono donne che sono obbligate a licenziarsi per l’inconciliabilità tra lavoro e famiglia, come potranno, per esempio, esse stesse dedicarsi alla politica?
La politica deve iniziare a usare gli strumenti a sua disposizione attraverso le postazioni di governo, la parola chiave è “conciliazione”. Il bilancio di genere, strumento previsto dalla legge che in maniera facoltativa un’amministrazione può assumere, oggi diventa una scelta “eticamente obbligata”, che permette di analizzare e monitorare l’impatto delle proprie politiche sugli uomini e sulle donne, e da qui determinare le proprie scelte in termini migliorativi e inclusivi.
Le politiche sulla mobilità, sui sistemi di servizi e sull’ambiente non sono “neutri”, ma influiscono sempre in maniera differente sui cittadini e le cittadine. A Genova, l’unico bilancio di genere voluto dalla Provincia risale al 2006 e comprendeva anche il bilancio di genere del Comune di Genova, elaborato da un team importante con Giovanna Badalassi, Teresa Bruneri e Susanna Picasso. Da lì il nulla. Va ripreso subito in mano questo strumento, soprattutto in una città dove la denatalità, la fuga dei giovani e la disoccupazione fanno da padrone.
La politica può fare molto in termini di creazione di opportunità e può essere anche motore per le scelte di politica economica che portino a una vera democrazia paritaria.