È stato davvero emozionante e ricco di spunti il convegno “La città delle bambine e dei bambini: dove vive bene un bambino, vivono meglio tutti” organizzato da Change for Chance.
Gli interventi qualificati e di grande respiro dei relatori – il Prof. Francesco Tonucci, ricercatore e formatore di fama mondiale ideatore del progetto “La città delle bambine e dei bambini”; Paola Cermelli, esperta di politiche sociali, e Paola Toni, consulente e formatrice; con la regia puntuale di Erika Manna – sono stati di grande arricchimento su un un tema delicato e di grande attualità: l’importanza dei servizi all’infanzia 0-6 anni.
Nel mio intervento, ho condiviso con il prof. Tonucci il concetto di base e cioè che oggi viviamo in città sbagliate, costruite per maschi adulti lavoratori, senza spazi per i bambini che dovrebbero invece poter vivere a pieno la città, anche per strada, come si faceva un tempo.
Credo che per cogliere spunti e bisogni dei bambini ci si debba porre in ascolto con un orecchio acerbo, giovane e pulito.Sono anche consapevole che alla politica serve tanta formazione per affrontare temi così complessi.
Ascoltare il Prof. Tonucci mi ha risvegliato grandi emozioni e ricordi di esperienze vissute in prima persona: quando feci l’assessore ai servizi sociali a Serra Riccò misi in crisi il Comune facendolo partecipare al progetto “Città del sorriso”. Se osserviamo le persone che girano in città, le scopriamo spesso senza sorriso, non salutano, hanno spesso un atteggiamento non di incontro con gli altri e nemmeno con le associazioni o il Comune stesso. Allora sperimentammo che il fare insieme, collaborando fianco a fianco per la realizzazione di una festa, ascoltandoci reciprocamente, ci fece riscoprire il sorriso e la voglia di lavorare insieme in modo collaborativo.
Questo ci fa capire che dobbiamo governare la città in modo da generare un clima di condivisione e aiuto e che la disattenzione sulle politiche per l’infanzia 0-6 anni è un grosso errore perché è qui che si forma un tipo di educazione volto alla collaborazione e all’inclusione.
Dobbiamo pensare alla città come a un luogo dove far star bene tutti a partire dai bambini e Genova paradossalmente con il mare da un lato e il verde alle spalle ha condizioni geografiche per fare stare bene potenzialmente tutti.
Dobbiamo partire da una sfida e non da una semplificazione: il Consiglio dei bambini di cui il Prof. Tonucci ci ha parlato, è uno strumento serio e fondamentale. Proprio in questi giorni ho preso parte ad una commissione sui bisogni 0-6 anni. Se non facciamo scelte di sostegno ai bambini, rischiamo addirittura di peggiorare l’esistente, con strutture scolastiche che si svuotano sempre più e una riduzione del lavoro femminile perché le donne non hanno situazioni contrattuali adeguate ai servizi di cura loro affidati.
La risposta del Comune dovrebbe essere quella di costruire i servizi intorno ai bambini, nel rispetto delle loro esigenze, dei luoghi dove risiedono. La mappatura dei servizi educativi 0-6 anni ci fa evincere che non tutti i territori hanno servizi adeguati in termini di qualità e prossimità.
La multi-centralità di Genova richiede uno studio accurato del territorio e la pianificazione di una rete di servizi di prossimità adeguati alle esigenze di quel territorio, perché la prossimità dei servizi crea comunità. Alcune zone non raggiungono certo il 33% degli standard europei ma arrivano a malapena al 30% sommando pubblico e privato.
Altro punto fondamentale per migliorare i servizi rivolti all’infanzia è la formazione del personale e la loro capacità di ascoltare i bisogni dei bambini, di osservare e proporre soluzioni adeguate alle diverse realtà.
Inoltre, l’osservazione dei dati demografici delle comunità e della città ci deve aiutare ad individuare gli elementi che servono per invogliare le famiglie a scegliere Genova. Ho incontrato recentemente un giovane imprenditore che ha scelto la nostra città per la sua start up, si è trasferito con famiglia e bambini e mi ha confermato che Genova è meravigliosa ma non è a misura di bambino.
Durante la Commissione dedicata ai servizi 0-6 anni, sindacati e associazioni ci hanno chiesto di tornare a parlarci e a confrontarci sui temi e le politiche 0-6 per individuare soluzioni adeguate ad una città invecchiata, caratterizzata da un forte calo demografico, e per costruire insieme un programma orientato ai bisogni dei bambini e capace di ascoltarne le necessità.
Anche la selezione del personale richiede un piano che garantisca continuità e qualità di servizio, la tipologia dei contratti oggi attivati spesso “a chiamata” senza una programmazione non favorisce né la continuità, né la qualità. Si tratta di una questione dirimente ed etica a cui l’Europa ci richiama.
Costruire una rete di servizi che diventi espressione di una comunità con personale formato all’ascolto dei bisogni e adeguatamente supportato a farlo nel migliore dei modi, perché spesso il personale di questo settore è attento e ha già una vocazione naturale all’ascolto e alla cura.
Chi fa politica ha la responsabilità di trasformare una “città sbagliata” come Genova oggi, in una città a misura di bambine e di bambini.