Dopo l’esperienza della pandemia, che ha dimostrato a tutti quanto siano essenziali i servizi sul territorio, penso si debba ripartire anche da questi aspetti:
Denominazione dell’Assessorato ai Servizi sociali, in quanto non si tratta di una semplice questione di titoli, ma la denominazione racchiude la visione. Il Piano Sociale Nazionale richiama in maniera esplicita all’integrazione con gli altri Settori per andare a determinare il Sistema dei Servizi Sociali: la Sanità, il Lavoro, l’Istruzione, la Giustizia e l’Abitare, che devono essere tutti ugualmente praticati, per la realizzazione del Sistema.
Un’attenzione particolare per le politiche abitative, intese non solo come le politiche della casa ossia la gestione degli immobili e l’assegnazione di un alloggio: parliamo del diritto all’abitare declinato nei termini della relazione che le persone stabiliscono e mantengono vivendo in un luogo. È l’empowerment territoriale, quello dell’azione collettiva che vuole migliorare la qualità della vita della comunità a cui si appartiene migliorando così anche la qualità della propria vita. Esiste anche della letteratura su tali temi, ma ad esempio nella ricostruzione della diga di Begato – a partire dalla demolizione – di ciò non ho sentito parlare nell’aula consiliare, dove le scelte urbanistiche e quelle per e con le persone viaggiano distanti.
Valorizzare e praticare la coprogettazione con il Terzo Settore che si esprime al meglio nella progettazione relativa allo sviluppo di Comunità.
Avviare una trasformazione organizzativa di cui rendere protagonisti gli operatori del Servizio Sociale, ricordando che il Comune di Genova, quando ha avviato i distretti sociali, ha visto una fase -durata anni- di accompagnamento alle trasformazioni organizzative, un modello d’intervento sull’organizzazione che ha dato i suoi frutti.
Creare l’Osservatorio sui bisogni a livello territoriale per poter effettuare un’adeguata programmazione. Si deve peraltro tener conto che il livello territoriale si è anch’esso trasformato: abbiamo gli ATS, i Distretti Sociali, il Comune di Genova, l’Area Metropolitana. I vari livelli devono trovare una loro armonizzazione, livelli omogenei di servizio per i cittadini, sostenibili organizzativamente, con equilibrio (pensare globalmente agire localmente).
Per esempio i Punti Unici di Accesso presenti nel PNRR, nel PSN e nella bozza di PSIR, sono riferiti, per la realtà genovese, all’Area Metropolitana.