23 novembre 2021

Ho provato a far capire a quest’ amministrazione di centro destra che l’operazione di cementificazione di Vesima non va fatta,  perché quella collina è patrimonio di una città con già poco verde, perché le opere previste sono dannose al territorio, perché la difesa del suolo contro il dissesto idrogeologico è cosa seria, perché si potevano fare altre e molte cose diverse per la valorizzazione del territorio stesso.

Per evidenziare la gravità di quanto accaduto è indispensabile scendere nel dettaglio delle indicazioni europee recepite dal nostro Governo su tale tema, mi perdonerete quindi se mi dilungo.

Molto spesso si assiste alla variazione totale o parziale dello strumento urbanistico comunale attraverso la procedura di variante. Ma variare una singola zona destinata peraltro ad agricoltura, permettendo di triplicare la volumetria edificatoria grazie ad interventi edilizi che modificheranno in maniera irreversibile l’ambiente non vuol dire fare una variante ma programmare un trasloco: si mandano via le persone che abitavano quei luoghi (e li mantenevano in vita) e si sostituiscono con altre,  di tutt’altro tipo, estrazione e capacità economica. A Vesima non si stanno cambiando gli indici bensì il numero e la tipologia di persone che la abiteranno (ma solo d’estate). Una perdita di un presidio umano insostituibile che nessun custode a pagamento potrà mai sostituire degnamente.

Questa variante incide fortemente sul territorio così come si presenta oggi nella sua applicazione

Nel corso dei secoli, l’uomo ha realizzato profonde trasformazioni ambientali, riducendo gli spazi naturali (boschi, zone umide, anse fluviali) al fine di estendere le aree agricole e urbane. Questo processo ha comportato conseguenze a volte negative mettendo in crisi il sistema ecologico nel quale l’uomo stesso vive. Oggi è prioritaria la necessità di coniugare il rapporto tra le esigenze socio-economiche e la tutela ambientale attraverso criteri di programmazione, pianificazione e gestione del territorio.

In questo contesto assume rilevanza la capacità di conciliare l’ambiente naturale e da costruire con la capacità di prevenzione, tramite l’azione che è possibile effettuare nel territorio.Un territorio compromesso dagli interventi dell’uomo e allo stesso tempo ricco di funzioni sociali ed economiche storicizzate e consolidate, necessita di azioni di prevenzione e risanamento con scelte di uso e produttività compatibili con le esigenze di difesa e tutela idrogeologica al fine di porre in sicurezza popolazioni, insediamenti, infrastrutture esistenti.
Come dimostrato da vari eventi naturali, quali alluvioni e frane, il suolo è relativamente statico: nel momento in cui le sue qualità e funzioni vengono danneggiate, emergono situazioni di pericolo e che occorre ristabilire la “sostenibilità del territorio” attraverso i legami tra le risorse ambientali e il lavoro umano, tra la popolazione e l’ambiente; in definitiva tra economia, basata sul lavoro umano, e ecologia, basata sul lavoro dell’ambiente e che  solo una corretta difesa del suolo favorisce la protezione dell’ambiente inteso sia come habitat che come paesaggio.
Per il perseguimento di tali obiettivi è primaria un’attività di pianificazione, programmazione ed attuazione degli interventi di recupero naturalistico, sistemazione dei corsi d’acqua, consolidamento dei versanti e delle aree instabili, difesa del patrimonio boschivo.

I boschi e le foreste concorrono alla tutela idrogeologica e alla sicurezza del suolo limitando il rischio di frane, smottamenti e valanghe, tutelano la salubrità dell’aria, data la capacità di ridurre l’anidride carbonica principale gas ad effetto serra, determinano con la varietà di esemplari e di specie autoctone nonché di colori la bellezza del paesaggio: costituiscono in definitiva un bene ambientale “insostituibile della qualità della vita”.
La disciplina in materia li considera sia come un bene da difendere sia una risorsa economica.
La legge promuove lo sviluppo del sistema forestale con particolare riguardo agli obiettivi di tutela del paesaggio, di difesa del suolo e di tutela idrogeologica dei terreni montani.

Lo scopo principale del Vincolo Idrogeologico è quello di preservare l’ambiente fisico e quindi di garantire che tutti gli interventi che vanno ad interagire con il territorio non compromettano la stabilità dello stesso, né inneschino fenomeni erosivi, ecc., con possibilità di danno pubblico.

Il Vincolo Idrogeologico in generale non preclude la possibilità di intervenire sul territorio ma proprio per tale azione positiva in cui si pone la precipua funzione della normativa in materia di vincolo per scopi idrogeologici, appare di basilare importanza la documentazione che si chiede di allegare alle istanze, non solo per avere una descrizione puntuale dell’intervento, ma anche per avere parametri di valutazione precisi ed oggettivi circa l’inserimento dello stesso nel contesto vegetazionale ed idrogeologico dei luoghi.

Una dettagliata documentazione dello stato reale per un intorno rappresentativo e una valutazione della possibile futura trasformazione che l’intervento stesso può determinare. Il tutto al fine di fornire le eventuali prescrizioni che consentano l’integrazione dell’opera nel territorio.

Il territorio che deve rimanere integro e fruibile anche dopo l’azione dell’uomo.
Gli interventi in aree sottoposte a vincolo idrogeologico devono essere progettati e realizzati in funzione della salvaguardia e della qualità dell’ambiente, senza alterare in modo irreversibile le funzioni biologiche dell’ecosistema in cui vengono inseriti ed arrecare il minimo danno possibile alle comunità vegetali ed animali presenti, rispettando allo stesso tempo i valori paesaggistici dell’ambiente.

La documentazione tecnica progettuale a corredo delle istanze deve dimostrare l’avvenuto rispetto, oltreché degli indirizzi e delle prescrizioni espressi dalla normativa specifica in materia di vincolo idrogeologico, Legge Forestale, Regolamento Forestale e Prescrizioni di Massima e Polizia Forestale anche della normativa che abbia come obiettivi la difesa del suolo e la prevenzione dai dissesti del territorio.

I nuovi interventi sul territorio, quando consentiti, dovranno tutelare le risorse essenziali del territorio stesso con azioni per la salvaguardia delle risorse essenziali, la difesa del suolo ed in generale la prevenzione e la difesa dall’inquinamento.

L’Europa e le Nazioni Unite ci richiamano alla tutela del suolo, del patrimonio ambientale, del paesaggio, al riconoscimento del valore del capitale naturale e ci chiedono di azzerare il consumo di suolo netto entro il 2050, di allinearlo alla crescita demografica e di non aumentare il degrado del territorio entro il 2030.Rilevato che in sintesi, gli obiettivi da raggiungere sono:
• l’azzeramento del consumo di suolo netto entro il 2050 (Parlamento europeo e Consiglio, 2013);
• la protezione adeguata del suolo anche con l’adozione di obiettivi relativi al suolo in quanto risorsa essenziale del capitale naturale entro il 2020 (Parlamento europeo e Consiglio, 2013);
• l’allineamento del consumo alla crescita demografica reale entro il 2030 (UN, 2015);
• il bilancio non negativo del degrado del territorio entro il 2030 (UN, 2015).

L’obiettivo dell’azzeramento del consumo di suolo è stato definito a livello europeo già con la Strategia tematica per la protezione del suolo del 2006, che ha sottolineato la necessità di porre in essere buone pratiche per ridurre gli effetti negativi del consumo di suolo e, in particolare, della sua forma più evidente e irreversibile: l’impermeabilizzazione (soil sealing). Entro il 2020 le politiche comunitarie dovevano, perciò, tenere conto dei loro impatti diretti e indiretti sull’uso del territorio e questo obiettivo generale è stato ulteriormente richiamato nel 2011, con la Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse, nella quale si propone il traguardo di un incremento dell’occupazione netta di terreno pari a zero da raggiungere, in Europa, entro il 2050, obiettivo rafforzato nel 2013 dal Parlamento Europeo con l’approvazione del Settimo Programma di Azione Ambientale.
Le priorità di azione e le modalità per raggiungere tale obiettivo e, già nel 2012, ha pubblicato le linee guida per limitare, mitigare e compensare l’impermeabilizzazione del suolo e l’approccio indicato per il contenimento del consumo del suolo e dei suoi impatti è quello di attuare politiche e azioni finalizzate, nell’ordine, a limitare, mitigare e compensare l’impermeabilizzazione del suolo, da definire dettagliatamente negli Stati membri. Già nel 2015, l’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (UN, 2015), definiva gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) e indicava, tra gli altri, alcuni target di particolare interesse per il territorio e per il suolo, da integrare nei programmi nazionali a breve e medio termine e da raggiungere entro il 2030. Con la sottoscrizione dell’Agenda, tutti i paesi, compresa l’Italia hanno accettato di partecipare ad un processo di monitoraggio di questi obiettivi gestito dalla Commissione Statistica delle Nazioni Unite, attraverso un sistema di indicatori, tra cui alcuni specifici sul consumo di suolo, sull’uso del suolo e sulla percentuale del territorio soggetto a fenomeni di degrado Dispiace davvero che questa Giunta confermi se stessa: sorda al grido di dolore di una città che sta morendo, soffocando, irraggiungibile e nascosta.